Giornata internazionale contro la omotransfobia
di Gabriella Catania
Gia da diversi anni l’Unione Europea ha dedicato il 17 Maggio alla Giornata internazionale contro la Omofobia, lesbofobia, bifobia e transfobia (IDAHOBIT in inglese, International Day Against Homophobia, Biphobia and Transphobia ).
Si è scelto proprio questo giorno perché il 17 maggio 1990, l’Oms ha eliminato ufficialmente l’omosessualità dall’elenco delle malattie mentali. Oggi viene infatti definita una “variante naturale del comportamento umano“.
L’obiettivo è quello di sensibilizzare, tramite eventi e incontri di vario genere, contro questa forma particolarmente odiosa di intolleranza ed esclusione, che purtroppo spesso è origine di molti episodi di violenza, sia verbale che fisica.
È anche l’occasione per tirare le somme e renderci conto a che punto ci si trova riguardo agli interventi legislativi per sostenere uguaglianza e parità di trattamento tra tutti i cittadini e per prevenire episodi di intolleranza e di violenza. Ve lo diciamo subito, l’Italia non è a buon punto, nella Rainbow Europe di Ilga è classificata al 24 posto tra i 28 appartenenti alla Comunità Europea, e al 34 posto sul totale dei 49 paesi europei.
Nonostante dal 2016 sia attiva la legge sulle Unioni civili tra persone dello stesso sesso, in Italia non c’è ancora una effettiva parificazione dei matrimoni, non c’è nessuna legge contro i crimini o i discorsi d’odio, un riconoscimento ad hoc delle famiglie arcobaleno, non esiste nemmeno una legislazione di base contro le discriminazioni. Eppure, da una indagine di Amnesty International dello scorso anno la legge che istituisce le unioni civili per le coppie formate da persone dello stesso sesso, approvata a maggio 2016 dal Parlamento, è considerata come un passo di civiltà per 1 Italiano su 2, che vede un reale cambiamento nei diritti delle persone omosessuali negli ultimi anni. L’86% degli Italiani pensa che le persone omosessuali debbano avere gli stessi diritti degli altri, dato in aumento rispetto a una precedente rilevazione. Ma per le coppie omosessuali c’è ancora tanto da fare e questo viene confermato da 1 Italiano su 5 secondo cui, nonostante i progressi fatti, le coppie omosessuali sono ancora vittime di omofobia.
Certamente nel mondo ci sono situazioni ancora più preoccupanti: in 73 Paesi l’omosessualità è reato e si finisce in carcere e addirittura in 13 Nazioni è ancora prevista la pena di morte per i rapporti omosessuali consensuali tra adulti (Iran, Iraq, Arabia Saudita, Yemen, Siria e Sudan, in alcune province di Somalia e Nigeria e inoltre in Afghanistan, Pakistan, Qatar, Emirati Arabi e Mauritania nonostante non venga applicata).
Non vi è dubbio però che l’origine delle discriminazioni è culturale ed è proprio sul piano culturale e formativo che dovrebbe partire un intervento deciso, il solo che possa avere prospettiva ed effetti a lunga scadenza. Aspettiamo da troppi anni l’adeguamento dell’Italia agli altri paesi europei in tema di obbligatorietà dell’educazione sessuale ed affettiva a scuola: l’Italia insieme a Cipro, Polonia, Romania, Bulgaria, non l’ha ancora adottata e non ci risulta sia previsto in tempi brevi. Siamo convinti che questo intervento potrebbe davvero far cambiare radicalmente le cose sotto molteplici aspetti ma in particolare perché conoscere aiuta ad essere liberi e a rispettare le libertà altrui, a non discriminare, a non aver paura della “diversità”, ad accogliere tutti i diversi modi di vivere la propria identità e il proprio orientamento sessuale, così come quello altrui.
E se il mondo ancora discrimina le persone per il proprio orientamento sessuale, vorrà dire che noi non dobbiamo stancarci di prendere pubblicamente le difese del diritto, di tutti, di amare.
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