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Colori Ribelli

Autore: Elena De Lago


 

Qualche giorno fa ho avuto il piacere di incontrare l’autrice Antonella Milardi e leggere il suo meraviglioso lavoro. "Colori ribelli" è una favola rivolta a grandi e piccini, che ha l'obiettivo di educare alla parità dei generi per evitare il bullismo, debellare la violenza di genere e dare ai nostri figli la possibilità di seguire le loro aspirazioni e di scegliere in base alle loro passioni. Il libro si apre con un’introduzione rivolta ai genitori, scritta dalla Dottoressa Chiara Baratelli, Psicoterapeuta - Psicoanalista lacaniana, specializzata nella cura dei disturbi alimentari e in sessuologia clinica.


“È un maschio o una femmina? Questa la domanda di fronte ad ogni nuovo concepimento o ad ogni nuova nascita. Si incontra una persona per la prima volta e automaticamente
si guarda se si tratta di un maschio o di una femmina. Se la risposta non è immediata si cercano indizi per avere una risposta certa. Una semplice crocetta sulla casella M o F del
certificato di nascita deciderà una gran quantità di cose sul destino di ogni persona. Deciderà quali saranno i suoi giochi e i suoi interessi, le sue emozioni, i suoi atteggiamenti, come dovrà comportarsi nelle occasioni sociali, chi dovrà amare e come, che ruolo dovrà assumere nella coppia”.

Giugno 2018, Chiara Baratelli

Il colore rosa e il colore celeste, stanchi della vita noiosa a cui li condanna l’umanità e arbitraria distinzione di genere, decidono di scambiarsi i ruoli: tutto ciò che è colorato di celeste diventa rosa e viceversa. Gli adulti, a differenza dei bambini, sono molto turbati dell’improvviso cambiamento. Si mobilitano tutti i Capi di Stato, le Forze Armate e gli specialisti di ogni settore scientifico e paranormale. Quali saranno le ipotesi avanzate? Riusciranno a far tornare tutti i colori al posto “giusto”?

Di seguito l’intervista all’autrice, Buona lettura!

 

Grazie Antonella per aver scelto di parlare con noi, condividendo il tuo lavoro. Vorremmo sapere com’è nata la tua passione per la scrittura, come questa esigenza creativa si coniuga alla vita di tutti i giorni d’impiegata, mamma e moglie. Ci piacerebbe conoscerti un po’ meglio, ti va di raccontarti?

Grazie a te, Elena, per avermi contattata. Sarei banale se dicessi che fin da piccola ho amato leggere e scrivere, ma è la verità, che credo sia comune a tutti gli scrittori. Mi sono appassionata alla lettura, ai libri, alle storie e ai personaggi e sentire la necessità di raccontare le proprie storie, creare dei personaggi originali, è stata la naturale conseguenza. L’immaginazione non ha limiti, se non siamo noi stessi a limitarla. C’è un’età in cui dobbiamo abbandonare la fantasia per farci assorbire completamente dagli impegni e dai doveri: anch’io ho vissuto questo lungo periodo, leggevo molto ma ero convinta di aver perso la fantasia. Mio figlio ha risvegliato in me la parte giocosa e fantasiosa: per lui invento una storia ogni sera. Da piccola trovavo stupefacente che, nonostante i tasti di un pianoforte siano limitati, si riescano a creare infinite musiche. Ora guardo l’alfabeto e trovo stupefacente che, nonostante il numero di lettere sia limitato, si possano inventare infinite storie. Appena mi è possibile scrivo le storie più interessanti, spesso le scrivo nel cuore della notte. Posso presentare “Colori ribelli” nelle librerie soltanto il fine settimana, perché lavoro, ma porto con me mio figlio, che ha cinque anni, lui è felice di passare del tempo con gli altri bambini, anche se a volte spoilera il finale.

Come nasce “COLORI RIBELLI”? Vuoi spiegarci cosa ti ha spinto ad affrontare la tematica sociale della parità di genere, attraverso una vera e propria rivoluzione interna nel mondo dei colori?

(ti chiederei anche di fare riferimento alle illustrazioni che sono davvero bellissime)

Ho sempre lasciato mio figlio libero di giocare e di scegliere i giocattoli che preferisce, non ho mai pensato che, per esempio, giocare con una bambola potesse essere in qualche modo problematico. Sono certa che i giochi di ruolo che facciamo da piccoli possano influenzare le scelte che faremo da grandi. Un bambino che gioca con una bambola si prepara a fare il papà o il maestro, una bambina che si appassiona alle macchine potrebbe desiderare di essere una meccanica o una pilota. I bambini non hanno limitazione di genere sessuale nei giochi, siamo noi a crearle. Ci sono degli uomini a cui piace lavorare a maglia: io non ne sono capace quindi non posso far altro che ammirarli per questa loro manualità, invece loro hanno dovuto costituire un’associazione per poterlo fare; per poter lavorare a maglia senza essere derisi. Allora mi son chiesta per quale motivo dobbiamo creare queste discriminazioni sessuali nei bambini e come siamo arrivati agli stereotipi di genere? Sono utili nella nostra vita? Luigi XIV vestiva di rosa, eppure la storia ci racconta che aveva molte belle amanti, quindi non è indossando il rosa che si può perdere la virilità, è assurdo pensarlo.

L’immagine più bella di Colori ribelli, a mio avviso, è quella di Gesù: lui indossava il saio rosso, mentre Maria, sua madre, indossava una tunica azzurra. Le rivoluzioni iniziano dal basso, così ho pensato di far scambiare i posti a due “insignificanti e semplici colori”: trovo romanticamente belle le illustrazioni dell’albero con le pesche azzurre e del mare rosa. Le illustrazioni le ha fatte Alessandro Coppola, vi invito a visitare il suo sito internet: lui non si limita a illustrare eventi, ma dà immagine alle emozioni.

Il racconto è davvero bello, fonte di grande ispirazione. Quante volte ci troviamo a combattere con il ruolo di genere, disattendendo spesso le aspettative della società? Che rapporto hai con il ruolo di genere? Sei ribelle come i tuoi colori, nella vita di tutti i giorni?

Non vorrei essere accusata di “predicar bene e razzolar male”: a me piace la mia femminilità, sono appassionata di make-up, non indosso mai i pantaloni e mi piacciono i glitters. Però lavoro tutto il giorno, a volte viaggio per lavoro, nonostante sia mamma: mio marito passa gran parte del tempo con nostro figlio, lo porta dal pediatra e conosce, meglio di me, tutti i dosaggi dei medicinali. Nel mondo lavorativo ci sono molti sessismi da dover combattere: una donna deve dimostrare continuamente di essere all’altezza del compito, quando una bella donna ha successo, in qualsiasi ambito, se ne trova la causa nella sua avvenenza, non nella sua bravura, purtroppo. Lo stipendio delle donne è inferiore a quello degli uomini, a parità di competenze. Quando ci sono delle riunioni di lavoro mi chiedono notizie di mio figlio, se sta bene, ma non ho mai sentito la stessa domanda rivolta agli uomini, almeno non con la stessa frequenza con cui viene rivolta a me. Una volta, mentre guidavo, si è accesa una spia dell’olio, mi sono fermata in un autogrill, ho controllato l’olio e c’era, allora ho guardato la vaschetta dell’olio dei freni: era quasi vuota! Evidentemente, cosa successivamente verificata con il meccanico, c’era qualcosa di guasto. Entro nell’autogrill, prendo l’olio dei freni e vado alla cassa, il cassiere: “questo è l’olio dei freni, lo sapeva?”, quell’uomo mi ha fatto infuriare, non avrebbe posto la stessa domanda se fossi stata un uomo, il fatto che sia appassionata di make up non implica che sappia acquistare solo rossetti!

Superare gli stereotipi di genere è importante per educare bambini liberi. Questo meraviglioso racconto è di facile comprensione anche per i più piccoli, quale augurio ti senti di fare, da mamma, alle nuove generazioni?

Ogni bambino ha un periodo della vita, tra i due e i tre anni di età, in cui pone molte domande; è definito il periodo dei “perché?”. L’augurio più grande che possa fare a tutti, quello che cerco di insegnare anche a mio figlio, è di fare in modo che la fase dei “perché?” duri per tutta la vita e auguro altresì che non accettino mai “perché è sempre stato così” o “perché sei maschio/femmina” come risposta. Tutte le scoperte più importanti fatte dagli scienziati sono avvenute proprio perché qualcuno, a un certo punto, ha iniziato a chiedersi “Ok, ma perché funziona così? Perché devo far questo? Perché in questo modo? E se ci fosse un altro metodo?”. Mi auguro anche che non ci siano più etichette, ma qui aprirei un discorso molto ampio. Non etichettiamo, non può essere tutto o bianco o nero; ci sono i colori, i toni, le sfumature, quindi è inutile e deleterio etichettare. Le etichette creano pregiudizi e i pregiudizi generano bullismo.

“Ogni tanto è piacevole cambiare colore perché la cromoterapia, si sa, migliora l’umore”

Questa frase mi ha molto colpito, è la morale perfetta di questa storia, quello che dovremmo saper fare nella vita di tutti i giorni. Accogliere il cambiamento e valorizzare la diversità, sono questi i segreti della felicità? Ogni trasformazione racchiude in se la possibilità di crescita personale e collettiva, tutte le diversità ci permettono di venire a contatto con il prossimo in maniera da conoscere più realtà. Era questo che volevi comunicare? Mi vuoi spiegare meglio questo passo?

Bravissima, credo che tu abbia colto l’essenza della storia. Alla fine del racconto si parla dell’accettazione di tutte le diversità, non soltanto dal punto di vista dei colori o del genere, anche di razza, di religione, di ceto sociale. Confrontarsi con varie culture è molto arricchente, ognuno può prendere ciò che c’è di positivo nell’altro, vivere in un mondo a colori sarebbe un’esperienza piacevolmente emozionante. Credo che l’unico modo per arrivarci sia conoscere la storia, informarsi, leggere e parlare con le persone: quando siamo alla posta, sull’autobus, al supermercato; parliamo con le persone, osserviamole, ognuno di noi ha difetti, ma cercando il difetto troveremo solo quello.

In uno scenario socio politico dove la libertà di pensiero è sempre più influenzata e minata da stereotipi, quale augurio ti senti rivolgere agli adulti che, per citare Antoine de Saint-Exupéry, troppo spesso dimenticano di essere stati bambini, perdendo la capacità di evitare i pregiudizi?

Ci sono persone che vivono giudicando gli altri, trovando il male in tutti, oppure invidiando il prossimo: la negatività e la rabbia rendono infelici, i muri alzati dalle discriminazioni impoveriscono chi alza i muri, è energia mal riposta. Dovremmo essere tutti un po' bambini e un po' ribelli: ribellarci agli stereotipi imposti dalla società, distruggere i mulini a vento per liberare bellissime farfalle.

Per concludere, ti va di aggiungere qualcosa ma magari non ti ho chiesto ma ti andrebbe di dire?

Grazie Elena per le bellissime domande, sono felice che Colori ribelli ti sia piaciuto. Grazie Viola Murmure per l’intervista. Auguro a tutto lo staff e ai vostri lettori di vedere sempre il mondo a colori.

 

Il libro di Antonella Milardi può essere acquistato qui:

Maggiori informazioni sulla casa editrice

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